Una Biografia Spirituale
"#DallaPolvere? Forse. Sì, lo ammetto. Ma #NonVersoLaPolvere. Tutta la vita deve essere un lungo esercizio per #scuoterelapolveredidosso.
Siamo fatti per il cielo.
Il #santo ce lo ricorda sempre.
#LaCreazioneNonèFinita.
Il santo ha accettato la proposta: #creami a Tua #immagine & #somiglianza. Ancora. Sempre. E siccome una creatura non avrà mai un padre, #generami e fa' di me Tuo figlio, #Padre."
Questa è una sfida.
Fuor di metafora, non possiamo pensare che il mondo moderno possa e voglia parlare di un uomo "santo" perché lo farebbe, nel caso, con l'ausilio di una normale biografia, si avvarrebbe della cronaca per raccontare una "esattezza" cronologica, e questo tentativo chiamerebbe "vita".
Ora, la biografia serviva proprio a presentare una "vita", ma siamo in cerca del modo in cui sia possibile incontrare negli occhi un santo; la domanda che dobbiamo porci è se ora serve ancora usare lo strumento "biografia" se è solo uno strumento per scambiare informazioni, bisogna ammettere con molta onestà se esso è ancora di qualche utilità, domandandosi se la cronaca basta.
Lo chiedo anzitutto per un "santo". Il modo di raccontare pregiudica o abilita a comprendere o travisare un uomo, esattamente come il giudizio su una persona può cogliere o meno chi è veramente.
Il presupposto è fondamentale.
Alexander Pope ammonisce: know then thyself, presume not God to scan; the proper study of mankind is Man, sappi dunque chi sei, non presumere di poter scrutare Dio; lo studio appropriato all’umanità non è che l’uomo (Ep 2,1-2). Indubbiamente una buona attenzione, ma come essere così selettivi?
Pope chiama presunzione voler scrutare Dio. La ragione dovrebbe essere il fatto forse non si può fare l’arrembaggio al cielo, troppo alta la sedia di Dio, presuntuoso scandagliare. Davvero è una presunzione? Se dovessimo chiamare ambizioso ogni sguardo che presuma di andare oltre le apparenze, ci basti sfogliare foto, lì le persone sono profonde abbastanza per uno sguardo che si accontenta del millimetro. Possibile che non ci sia nulla, al di là di ciò che possiamo vedere?
Possiamo ridurre la persona profonda alla sua superficie?
Il nostro sguardo non può essere la spugna con cui prosciugare l’oceano ed il cuore senza versare una goccia. Impossibile avvicinarsi a un santo e poterlo guardare così, ci sfuggirebbe esattamente ciò che è profondo, la sua stessa coscienza. Direi ci sfuggirebbe lui. Le info su di lui sono virtuali senza lui in carne ed ossa.
C’è qualcosa, è dentro, dobbiamo riappropriarci della capacità di vedere dentro. Vale per un uomo, ma quest’uomo è un santo, è un cristiano e un discepolo è come il suo Maestro.
Dentro di lui avviene una misteriosa ma realissima unione tra il suo spirito e lo Spirito di Cristo, come è scritto: chi si unisce al Cristo forma con Lui un solo spirito (1Cor 5,17). Ecco, lo studio appropriato... non è che quest’uomo, in cui Dio scorre nelle vene.
Da questa unione tutto comincia e noi dobbiamo tenerne conto assolutamente. Per questo, una biografia è inadeguata. Ci spiegherebbe tanto e tante cose di Francesco, non però perché e come sia diventato santo. Tutto, dunque, non san Francesco.
Spiacenti per Pope, resta vero l’avvertimento: l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente (1Cor 2,14).
Abbiamo bisogno di tenerlo sempre a mente e giudicare ogni situazione chiedendoci come si muove lo Spirito santo, come è presente, e non dire con i discepoli di Efeso a Paolo: Non abbiamo neppure sentito dire che ci sia lo Spirito Santo (At 19,2).
Chiaramente, più ci lasciamo muovere da Lui, più diventa evidente che convinca la coscienza e che sia Lui a concepire qualcosa con la coscienza, e lo fa mentre nell’intimo interno di noi stessi scegliamo e decidiamo. Dal concepimento della scelta alla gravidanza della decisione, è Lui che ci fa prendere forma facendoci prendere delle decisioni in cui la posta in gioco è noi stessi.
Vedi, per questo la biografia non basta. Per un biografo si può parlare di Francesco anche dandogli un taglio, basta scegliere che taglio dargli. Il non-credente sceglie di parlare ‘dal punto di vista ateo’ e ancor di più si ritaglia ciò che gli interessa, perché la mentalità politically correct odierna non chiederà mai a un ateo di avere la onestà intellettuale di non togliere Dio dalla vita del santo. Ognuno dà il suo taglio. Racconta col suo piglio. Ora, tutti questi tagli che noi diamo ai racconti fanno del santo uno spezzatino.
Gli tolgono l’anima.
Sarà di nostro gradimento, certo a nostro gusto, ma lui non sarà più lui.
Pope scriveva che it is our duty to study the origin of man and his history; his birth, and the composition and structure of his component parts, and the members and organs of his body, their relations to each other, and the
functions... and the necessity of his being made as he is, in structure, form, and appearance, è nostro compito studiare l’uomo e la sua storia; la sua nascita, la composizione e la struttura dei suoi componenti, membra e organi del suo corpo, le loro relazioni, funzioni... e la necessità del suo esser fatto com’è, nella struttura, nella forma, nell’aspetto. Se Pope vuole vivisezionare l’uomo, penso sia seriamente convinto che si possa figurarsi il
tacchino mangiando uno spezzatino, sarà molto difficile però per me pensare di sapere cosa sia un uomo intero partendo da un suo pezzettino. Non penserò davvero che un uomo sia l’insieme dei suoi pezzi; pur ammesso che nell’aspetto ciò sia possibile, con ciò non sarà vero che sarà un essere vivente.
Un cadavere non è un uomo.
Sarà difficile tagliare Francesco a pezzetti con la scusa della cronaca o di aspetti della personalità. Tanto interessante quanto esangue. Ci sarà tutto, mancherà solo la vita. Una sciocchezzuola, per gli amanti dello spettacolo, in cui la foto sostituisce la realtà.
Non così per un santo: ci serve vivo. Hai mai pensato a immaginare reale il Francesco biografico? Francesco pacifista avrà solo parole di pace sulla bocca; lo hai mai visto arrabbiarsi?
Francesco riformatore non sa prendersi un caffè in santa pace senza dover affiggere tesi alle porte delle cattedrali. Francesco che va e ricostruisce la Chiesa non penserà mai a sonnecchiare nel dopo pranzo, ossessionato dal vedere cose che non vanno, non lo vedrai mai ridere. Abbiamo spalmato Francesco reale su una nostra idea. Bella l’idea, se non si confronta con altro. Ad esempio, se non si confronta con la realtà. Nel caso, quest’uomo è una silhouette, un’idea vestita di carne. Ne abbiamo fatto ciò che abbiamo voluto.
Non capiremo la sua vita finché non la smettiamo di volerlo a nostro gusto.
L’agiografo ha un vizio di principio, tace l’umanità. Il biografo toglie l’anima, taglia lo Spirito santo fuori, lo ignora e parla solo ‘dal punto di vista storico e il resto non ci interessa’. Abbiamo allora un cavaliere, un ecologista, un riformatore re, insomma qualsiasi cosa, basta che sia il protagonista della nostra proposta. Ha deciso (fin dall’inizio) che Francesco è il protagonista ed è sulla scena.
Ci sarebbe da domandarsi: e Cristo?
Nessun Cristo si deve affacciare... Sennò, rischia di farci parlare di Sé! Dovremmo dire altrimenti che Cristo e Francesco sono legati, che non si spiega Francesco senza Cristo, che senza il Suo Spirito santo egli non sia nulla. Impossibile! Mai rubare la scena al nostro protagonista! Non riusciamo ad accettare che Francesco sia se stesso senza di noi, senza il nostro contributo, il nostro giudizio: dobbiamo dire la nostra, diciamo noi chi sia Francesco, con le nostre idee su di lui e i nostri gusti. Ecco, questo però significa essere presuntuosi. Però... se così facciamo, questo Francesco, senza di noi, alla fine, chi è davvero?